9 mar 2010

Yin, Yang e Shiatsu: la mia scelta di vita.


Yin e Yang

L’aspetto della medicina tradizionale cinese che ha suscitato in me un profondo cambiamento è la bipolarità dell’energia Yin-Yang.

Yin è l’energia della terra, che si eleva dal basso verso il cielo, che si espande dal centro alla periferia (centrifuga); Yang è l’energia del cielo che scende verso il basso, schiacciando al suolo (forza di gravità), e che comprime verso il centro (centripeta).
L’alternarsi di queste energie muove tutte le cose.

Il concetto fondamentale è che la vita è movimento: ad ogni azione corrisponde una reazione opposta, che permette di mantenere l’equilibrio e l’armonia; al giorno segue la notte, all’euforia seguono i momenti di riflessione, alla nascita di un uomo segue la sua morte.

È impossibile inspirare all’infinito senza rilasciare l’aria, il nostro cuore non può restare solo contratto o rilassato, ne conseguirebbe la cessazione della vita.

Ciò che mi stupisce è come ormai mi viene spontaneo ragionare in termini di Yin e Yang su tantissime cose, e come questa teoria mi aiuta a ragionare su ciò che mi accade intorno; è solo una chiave di lettura della realtà, ovviamente, eppure si avvicina molto alle verità che percepisco, e penso che sarà difficile smettere di vedere lo Yin e lo Yang nel mondo che mi circonda.

Io e lo Shiatsu

Quando ho iniziato a studiare shiatsu, più di 4 anni fa, ero molto affascinato da questa pratica e, seguendo le lezioni, ero davvero molto entusiasta di approfondire la cultura orientale.

Il primo anno ero molto confuso, le nozioni tecniche che ricevevo erano molteplici, e quando avevo un ricevente da trattare andavo un po’ in panico: “e se sbaglio il meridiano?”, mi ripetevo a mente, distraendomi dal ricevente stesso.
Ricordo che applicavo in modo meccanico le mie pressioni, nonostante avessi già una certa predisposizione al contato col prossimo.

Per vari motivi saltai 1 anno di corso; eppure, durante l’anno di assenza e lontananza dalla scuola, è accaduto “qualcosa” in me, qualcosa che mi avrebbe legato in modo indissolubile allo shiatsu. Continuavo a studiarne la teoria, infatti avevo conservato tutti i miei appunti, e continuavo a fare i trattamenti ai miei amici.

Sentivo che quella era la via giusta per me.

Quando ho ripreso il corso professionale, il mio approccio con questa tecnica è cambiato totalmente; innanzitutto lo sentivo come qualcosa di “familiare”, e questa era una gran differenza rispetto alla confusione del primo anno.
Ho cominciato, poi, ad eseguire le pressioni in modo meno meccanico, cercando di sentire in modo spontaneo il percorso del meridiano da seguire.

“Perché schiaccio questo punto?”, “Perché seguo questo percorso?”, “Come penso si stia sentendo il mio ricevente in questo esatto momento?”, sono tutte domande che ho cominciato a farmi, spontaneamente, mettendo molta più concentrazione e più energia in ciò che facevo.
Senza l’impulso giusto, è complicato fare uno shiatsu di buona qualità.

Mi rendo conto che il percorso che mi porterà ad essere un buon shiatsuka potrebbe durare una vita intera, e sono convinto di aver preso il sentiero giusto.
Quello stesso sentiero che la filosofia cinese definisce Tao, ovvero l’infinito alternarsi dello Yin e dello Yang.

1 commento:

Prisma ha detto...

In bocca al lupo! Che tu possa diventare un bravissimo shiatsuka! :)